domenica 30 settembre 2018

LA FESTA DEL MARE.


"Filicudi tra miti e leggende".
E' il tema della festa che ogni anno,a fine agosto,anima per due giorni l'incantevole isola.L'avvenimento più suggestivo della manifestazione è il lungo corteo di imbarcazioni che,addobbate con festoni multicolori di foglie e fiori,parte da Filicudi Porto e si dirige verso la grotta del Bue Marino e poi alla "Canna" che si erge maestosa al largo di Filicudi.
E' proprio in mezzo al mare che il cantautore eoliano,Benito Merlino"canta" le isole Eolie e vengono recitati alcuni versi struggenti per i tanti eoliani emigrati:" O TRISTE ANTENNA DI ROCCIA CHE SVETTI SUL MARE DALL'AZZURRO PIU' PROFONDO,UN SALUTO ACCORATO TRASMETTI AI FIGLI D'EOLO SPARSI PER IL MONDO".Davanti alla splendida grotta del Bue Marino,alcuni sub s'immergono per depositare sul fondo una scultura raffigurante EOLO,mitico dio dei venti dal quale le isole eolie hanno ereditato il nome.Viene rivolto un omaggio al mare per sottolineare l'importanza della tutela del patrimonio marino.







INSEDIAMENTO PREISTORICO A SALINA.

VILLAGGIO PREISTORICO DI PORTELLA.
Il Villaggio Preistorico di Portella risale all’età del Bronzo, periodo in cui nell’Arcipelago si diffuse la cultura del Milazzese. La Portella è una ripida e lunga cresta. 25 sono le capanne scavate nel lapillo scoperte nel 1954. Insieme alle capanne sono stati portati alla luce 25 pithoi, destinati verosimilmente alla conservazione dell’acqua.

                      Villaggio preistorico di Portella.







                        Ceramica egea d'importazione.




                          Coppe in ceramica su altopiede.






                                    Collane da Salina.






Reperti vari.





LAGHETTO DI LINGUA -SALINA - ISOLE EOLIE -


Presso il laghetto naturale della frazione di Lingua,
all'estremità sud-orientale dell'isola di Salina, si conservano i resti di un antico impianto produttivo per il sale, una delle testimonianze più significative di età romana delle Isole Eolie. Fino alla fine del XVIII secolo le saline di Lingua apparivano con evidenza ma oggi le vasche delle saline, utilizzate per l'evaporazione dell'acqua marina, non sono più visibili in quanto interamente sommerse dall'acqua del lago. Di esse rimane la parte inferiore dei muri divisori, costruiti con la tecnica dell'opus reticulatum, attribuibili alla prima età imperiale romana, ovvero al I-II secolo d. C., ed il pavimento, costituito da un suolo di calce magra e ghiaietta.


.SALINA. Andando alla Fossa delle Felci...


È salendo sulla sommità della Fossa delle Felci che si può ammirare l'isola di Salina nella sua completezza. Le più disparate forme della costa traggono origine da due grandi montagne vulcaniche totalmente diverse tra loro.
Scosceso e selvatico il Monte Porri, ospitale e ricco di una vegetazione lussureggiante il Monte Fossa. Su quest'ultimo si può salire solo a piedi. Oltrepassata la sbarra di divieto, sopra Valdichiesa, l'aria pura e ricca di profumi boschivi aiuta, già dopo poche centinaia di metri, a dimenticare di trovarsi a queste altezze. Il paesaggio e il clima diventano quelli della collina e, una volta arrivati in vetta, dell'alta montagna.
Ricchi cespugli di erica, lentisco ed euforbia ci danno il benvenuto lungo il sentiero che attraversa il bosco odoroso e rigoglioso di castagni, querce, pini, corbezzoli che raggiungono i sette-otto metri d'altezza. In primavera l'intero crinale è ravvivato dal caldo giallo della ginestra, una nota di colore d'effetto sorprendente, un'esplosione di natura sulla terra più fertile dell'intero arcipelago.. Il panorama, sempre differente, offre ora uno scorcio di Panarea e Stromboli, ora di Filicudi e Alicudi, ora di Vulcano e Lipari quasi fosse possibile stendere una mano e, almeno con l'immaginazione, tenere in pugno l'intero arcipelago.
Tra gli alberi ormai rari, vi è il leccio che in tempi antichi ammantava l'intero territorio in una impenetrabile foresta. Al cospetto di pini, querce centenarie, lecci secolari e arbusti sempreverdi di più giovane generazione, ci si sente parte di un meraviglioso e complesso mondo, meritevole del più profondo rispetto. Arrivati quasi in vetta, un'improvvisa rottura nel paesaggio riporta lo sguardo all'orizzonte. Ciò accade a causa della fascia tagliafuoco, che gira tutt'intorno al Monte Fossa, privandolo di una parte del suo regale manto. Il paesaggio muta repentinamente. La fitta vegetazione lascia il posto a steppa e rocce. Lo sguardo può spaziare nel cielo in cerca di un'altra sorpresa che il Monte Fossa riserva.
È il Falco della Regina, simbolo di Salina per i naturalisti, dalle spettacolari tecniche di volo e dall'imponente apertura alare. È un uccello molto raro e sembra una velocissima macchia scura nell'azzurro intenso del cielo. Dopo la steppa, ecco le felci, a piccoli gruppi di bassa statura, che aumentano di numero e dimensioni procedendo verso il cratere. Raggiunto un punto panoramico, sul ciglio del cratere, grandi rocce, di un colore cangiante dal bianco al rosso, affiorano dalla sterpaglia. Da qui si possono catturare con un solo sguardo le sette perle del Mediterraneo. Stromboli, con il suo pennacchio, è la più spettacolare.










 È altrettanto spettacolare ammirare il Monte Porri, visibile in tutta la sua imponenza. Ci troviamo sul vulcano più alto dell'intero arcipelago (m. 968 s.l.m.), il suo cratere è profondo cento metri e ha un diametro di 600-700 metri. Ed ecco ancora felci. Invitano a seguirle, delimitano i sentieri, invadono il cratere.








SALINA.

A SALINA ,NAVIGANDO NEL TEMPO.

I primi insediamenti sorti sull’Isola di Salina risalgono all’età preistorica e, più precisamente al Neolitico Medio, verso la fine del V millennio a.C.: a quest’epoca sono datati i resti di una capanna dalla forma ovale che è stata rinvenuta sul pianoro di Rinicedda, nella frazione di Rinella. Si tratta delle prime testimonianze di un insediamento preistorico sull’Isola; i reperti ritrovati qui documentano il fatto che, anche a Salina, gli abitanti fossero in grado di lavorare l’ossidiana per destinarla, poi, alla fabbricazione di utensili. Anche sul Monte Fossa delle Felci sono stati rinvenuti reperti databili, però, al III millennio a.C. il cui ultimo secolo ha visto l’Isola abitata da popolazioni provenienti dalla Grecia, molto probabilmente gli Eoli, autori del nome dell’Arcipelago, insieme ad altri popoli dalla Sicilia, più precisamente dalla civiltà di Thapsos. Anche l’età del bronzo antico e medio, corrispondente circa al II millennio a.C. e alle culture di Capo Graziano e del Milazzese, è documentata ampiamente grazie a studi svolti sugli insediamenti di Serro Brigadiere, Serro dell’Acqua, Serro dei Cianfi e della Portella. In numerose località di Salina sono state rinvenuti gruppi di tombe con corredi funerari che possono essere collocati, temporalmente, tra il III e il II secolo a.C., testimoni dell’età Greca e di quella Romana. In particolare, durante l’età imperiale Romana si è potuto assistere ad un forte incremento demografico che ha seguito lo sviluppo delle aree abitate; resti di abitazioni risalenti a questo periodo sono visibili ancora oggi in contrada Barone, lungo la spiaggia di S. Marina e a Lingua presso cui, all’interno del lago, vi sono anche i resti delle strutture delle antiche saline. Sono stati proprio i Romani ad assegnare all’Isola questo nome: è stato merito del laghetto di Lingua, nel quale si poteva raccogliere sale in abbondanza. Prima di loro, Salina è stata chiamata Didyme, l’isola delle montagne gemelle, dai Greci.
Lo sviluppo di Salina è proseguito fino all’età Bizantina e medioevale e, nell’VIII secolo d.C. è diventata una delle Eolie più abitate.



TAVOLE ILLUSTRATIVE DELL'ISOLA DI VULCANO.



VULCANO.
Veduta della baia di Ponente.Sulla destra il Faraglione di Levante.Nello sfondo l'isola di Lipari.Tratta da ZUCCAGNI-ORLANDINI,ATTILIO,Corografia fisica,storica e statistica dell'Italia e delle sue isole corredata di un Atlante ,di mappe geografiche e topografiche,e di altre tavole illustrative,vol.duodecimo.Firenze 1842.








Da Vulcanello:Veduta dell'isola di Vulcano.Disegnata da Chatelet e incisa da Quauvilliers.Tratta dall'opera di Jean Claude Richard,Abbè de Saint-Non,VOYAGE PITTORESQUE DE NAPLES ET DE SICILIE...,PARIS1781-86.








VEDUTA DELL'ISOLA DI VULCANO.

Disegnata da CHATELET e incisa da GHENT.Tratta dall'opera di Jean Claude Richard,Abbè de Saint-Non."Voyage pittoresque de Naples et de Sicilie....,Paris 1781-86.






VEDUTA DEL CRATERE DI VULCANO.
Disegno eseguito da ignoto "pittore",ritoccato e perfezionato da Francesco (Giuseppe) Lanfranchi,"Pittore egregio della R.Università di Pavia".Tratta dall'opera di L.Spallanzani,Viaggi alle due Sicilie...tomi I - III,Milano 1825












L'isola di Vulcano ripresa dalla collina prossima alle antiche terme di Lipari.Litografia inglese.Pub.byHarding.St.J
ames's Street,London 1815.








CRATERE DELL'ISOLA DI VULCANO.
LITOGRAFIA INGLESE DEL 1809.







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sabato 22 settembre 2018

BELLEZZE E CARATTERISTICHE DELLE ISOLE EOLIE.
CENNI GENERALI. – La penna dei poeti e il pennello dei pittori non potrebbero conferire alle Isole Eolie maggiore suggestione di quanto ne ha profuso quell’impareggiabile artefice che è la madre natura.
Basta percorrere in battello quei mari o salire su quelle vette, pere restare in estatica ammirazione di fronte ai magnifici panorami che sollevano l’osservatore in un’atmosfera quasi soprannaturale e lo astraggano dalle meschine preoccupazioni terrene.
L’Eolie sono incantevoli nel tramonto, superbe nella tempesta, placide nel sereno e gioiose nel sole.
LIPARI. con la cittadina omonima, regina dell’arcipelago, signoreggia con il suo castello normanno, posto su una naturale torre di ossidiana. E’ la leggendaria fortezza di Eolo, il quale, nelle grotte frastagliate della costa occidentale, teneva chiusi i venti. Spiccano nella sua rada i due abitati di Canneto ed Acquacalda, piccoli centri industriali, da dove, con movimento internazionale, parte la pietra pomice. Nelle sue coste, punti bianchi in mezzo ad ulivi, mandorli e vigneti, si protendono le casette sparse, nitide e sorridenti. Margherite variopinte, la felce e le viole rivestono il suolo e panorami incantevoli si profilano dalle sue vette.
SALINA. Dalle cime uguali, dalle case bianche sparse tra piante di capperi, ulivi e malvasia, si erge nell’azzurro Tirreno, offrendo ai visitatori le bellezze dei suoi panorami e delle sue villette verdeggianti.
VULCANO. Con il suo cratere pregno di fumi di zolfo, con la rada di levante pentola in ebollizione e quella di ponente lido incantevole con sabbia vellutata, maestoso guarda la costa sicula.
ALICUDI E FILICUDI. Lontane ad occidente, tra il mare placido e burrascoso, par che gioiscano della loro solitudine. Suggestiva si presenta, specie a chi la percorra in motoscafo, la grotta del “Bue Marino” nella costa sud-occidentale dell’isola di Filicudi, superba struttura monolitica, dono della natura.
STROMBOLI. Caratteristico vulcano nella sua attività, che porta il nome di “attività stromboliana”; casette nitide popolano la spiaggia e vegetazione di capperi e vigneti spiccano nella sua costa, sfidando con impavido ardimento, le sue ire forti e continue; PANAREA, con i suoi oliveti par che lo sorvegli, tenendosi fuori dalle sue ire, mentre STROMBOLICCHIO più ardito lo scruta da vicino.

lunedì 10 settembre 2018

GROTTA DELL'ALLUME.




Grotta dell'Allume, Faraglione Nico (Faraglione Piccolo; Faragghiune Nicu).

















LE GROTTE DELL'ALLUME.
Il Faraglione di Levante é stato interessato da un'attività mineraria particolarmente intensa nella seconda metà del secolo scorso. In esso, infatti, é presente la cosiddetta Grotta dell'Allu-me, scavata in epoca remota per l'estrazione di vari minerali, estrazione che si é protratta sino al 1888, data d'inizio dell'ultima eruzione del vulcano.
L'attività estrattiva ha avuto nella storia dell'economia delle isole un'importanza fondamentale, poiché i minerali di natura vulcanica (ossidiana,pomice,zolfo , allume) hanno rappresentato l'elemento di sviluppo e di contatto della società eoliana con il resto del mondo.Tale grotta é in notevole stato di degrado a causa dell'attacco chimico dei fluidi fumarolici, che hanno permeato la roccia indebolendo i pilastri lasciati a sostegno delle volte.
Sempre più frequenti sono i crolli di qualche parte. Inoltre, la costruzione di una strada rotabile in prossimità del faraglione ha accelerato il degrado naturale.










VEDUTA DELLA GROTTA DEL FARAGLIONE DI LEVANTE.

Incisione francese del XVIII secolo,ricavata dal disegno di ignoto "pittore"ritoccato e perfezionato da Francesco (Giuseppe) Lanfranchi."Pittore egregio della R.Università di Pavia".







                 TAMARUGITE: NaAL(SO4)2.6H2O






       

      ALLUMINO-COQUIMBITE FeAL(SO4)3.9H2O










 Cartoline d'epoca.


Risultati immagini per la grotta dell'allume a vulcano



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domenica 9 settembre 2018

PARTICOLARI DEL CRATERE.

IL GRAN CRATERE E IN LONTANANZA L'ISOLA DI LIPARI.






ERUZIONE DEL 1889.















MASSI NEI PRESSI DELLE FUMAROLE,CON PATINA GIALLA DI ZOLFO.







IL GRAN CRATERE VISTO DAL BORDO.











PENDIO IN PROSSIMITA' DEL CRATERE.









                                      FUMAROLE.









UN PROIETTO DELL'ERUZIONE 1888-90 IN UNA FOTO DEGLI ANNI '20 DI L. SICARDI.


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MONTE LENTIA.

Uno dei duomi di Monte Lentia nel settore nord occidentale dell’isola lungo il bordo della caldera La Fossa. Le lave fratturate radialmente hanno una composizione riolitica e trachitica. (Foto di Guglielmo Manitta)



CENNI GEOLOGICI.


A Vulcano si trova l’altipiano più vasto delle Isole Eolie, formato da lave, banchi di tufi, depositi quaternari e solcato da profondi valloni. L’altipiano di Vulcano è cinto da colline ondulate e nude che digradano verso il mare, e dalla cui cima si ammirano pittoreschi paesaggi.
Nell’isola di Vulcano si distinguono tre unità morfologiche: la prima , a Sud, è costituita dalla grande depressione di Vulcano Piano (mt 330) e da numerosi strato-vulcani (Monte Ari
a mt 500, Monte Luccia mt 188, Monte Saraceno mt 481). La seconda, al centro, è la Caldera di Vulcano la cui parte centrale costituisce il cratere di Vulcano Fossa: Fossa I e a mt 400 Fossa II , l’attuale cratere, con un diametri di circa mt 500e una profondità di mt 200. La terza unità è costituita da Vulcanello (mt 123) con i suoi tre crateri: la penisoletta di Vulcanello è collegata all’isola di Vulcano da un sottile istmo di circa 1 mt di altezza.
Il cratere della Fossa ha dato luogo ad eruzioni storicamente conosciute, caratterizzate da attività prevalentemente esplosiva e da numerose colate di lava. Dell’intensità dell’attività eruttiva di Vulcano si hanno le prime notizie da Tucidite nel V sec. a.C.: l’ultima fase eruttiva ebbe inizio il 3 agosto 1888 r cessò il 22 marzo 1890 e fu caratterizzata dall’emissione di materiale antico e coevo di grandi dimensioni e lancio di proiettili che vennero denominati “bombe a crosta di pane”. Da tale epoca, il cratere di Vulcano è rimasto in fase fumarolica. Presso i faraglioni del Porto di Levante si riscontra un’altra zona fumarolica, tra gli avanzi a di un antico edificio vulcanico, caratterizzata da emissioni di gas, dal gorgoglio dell’acqua, da colorate efflorescenze e da una sorgente termale di alto potere terapeutico.




Le acque e i fanghi di Vulcano sono efficaci nelle affezioni delle articolazioni, nelle nevralgie e nevriti, nelle affezioni vasali, nelle flebiti e ulcere varicose, nelle malattie dell’apparato genitale femminile e nelle affezioni dermatologiche.




I FANGHI DI VULCANO IN EPOCHE PASSATE.